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Home Page> PAGINE SINISTRA > Omelie festive > 31 luglio 2022 - VIII dopo Pentecoste (C)
31 luglio 2022 - VIII dopo Pentecoste (C)
Matteo 22,15-22

1. Duplice cambio di prospettiva

Alla domanda cattiva e astuta di chi vuole metterlo o contro Roma o contro la sua gente, Gesù risponde giocando al rialzo, come al suo solito, e con due cambi di prospettiva che allargano gli orizzonti della domanda.
Con il primo cambio di prospettiva muta il verbo 'pagare' (è lecito pagare le tasse?in 'restituire': quello che è di Cesare rendetelo a Cesare.
Con il secondo cambio introduce l'orizzonte di Dio.
Innanzitutto parla di un dare e avere: voi usate questa moneta, usate cioè dello stato romano che vi garantisce strade, giustizia, sicurezza, mercati.
Avete ricevuto e ora restituite.
Pagate tutti le tasse per un servizio che tocca tutti.
Come non applicare questa chiarezza semplice di Gesù ai nostri giorni, in cui la crisi economica porta con sé un dibattito su manovre, tasse, evasione fiscale; applicarla ai farisei di oggi che giustificano in mille modi, quando addirittura non se ne vantino, l'evasione delle imposte.
«Restituisci, perché sei in debito».

2. Debito da estinguere

Io sono in debito verso genitori, amici, insegnanti, medici, verso la storia di questo paese, verso chi mi ha insegnato ad amare e a credere, mi ha trasmesso affetto e valori, verso i poeti e gli scienziati, i cercatori di Dio, verso milioni di lavoratori sconosciuti, verso l'intera mia società.
Un tessuto di debiti è la mia vita, io ho avuto infinitamente di più di ciò che ho dato.
Restituire a Cesare di cui mi fido poco? A Cesare che ruba? Sì, ma al modo di Gesù, lui che non guardava in faccia a nessuno, come riconoscono i farisei: allora, se Cesare sbaglia, il mio tributo sarà quello di correggerlo; e se ruba gli ricorderò la voce della coscienza e il dovere della giustizia.


3. Primato da riconoscere

Il secondo cambio di prospettiva inserisce la dimensione spirituale.
Da Dio hai ricevuto, a Dio restituisci. Da Lui viene il respiro, il volere e l'operare, il gioire e l'amare, i talenti, il seme di eternità deposto in te, suo è il giardino del mondo.
Davanti a Lui, come davanti all'uomo, non siamo dei pretendenti, ma dei debitori grati.
Se avessimo tra le mani quella moneta romana capiremmo qualcosa d'altro.
L'iscrizione recitava: divo Caesari, al divino Cesare appartiene.
Gesù scinde di netto l'unità di queste due parole: Cesare non è Dio. Altro è Cesare, altro è Dio.
Di Dio è l'uomo, quell'uomo che Lui ha fatto di poco inferiore a un Dio.
A Cesare le cose, a Dio la persona.
A me dice: tu non inscrivere nel cuore altre appartenenze che non siano a Dio.
Resta libero e ribelle ad ogni tentazione di venderti o di lasciarti possedere.
Ripeti al potere: io non ti appartengo.
Ad ogni potere umano Gesù dice: non appropriarti dell'uomo, non ti appartiene.
L'uomo è cosa di Dio. È creatura che ha Dio nel sangue.
Il discepolo di Cristo sa e vuole distinguere, perché lo sa fare, se lo vuole, e senza compromessi… ma nella verità e nella giustizia, non dimenticando mai quel che Gesù ha detto con molta chiarezza e verità:
“Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”.
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